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In missione contro le distrazioni per proteggere aziende e persone dagli effetti negativi dell'economia dell'attenzione

Consapevolezza del sé e Intelligenza Artificiale

Francesco Russo, consulenze per gestire gli effetti negativi dell'economia dell'attenzione, workhaolism, burnout, information overload, nomofobia, multitasking, stress e infodemia, attraverso la metacognizione per il benessere digitale

Pagina pubblicata in data 14 novembre 2023
Aggiornata il 16 novembre 2023
Tempo di lettura: il tempo necessario a capire le cose

Sei consapevole di te stesso? Di te stessa? Quando lo chiedo alle persone che incontro parlando di metacognizione la risposta è sempre un si, alle volte perplesso, ma è sempre e comunque un sì.

Il fatto è che poche persone hanno una piena consapevolezza di sé stesse. Il motivo è che poche persone sviluppano nel corso del proprio percorso di vita le proprie capacitì metacognitive.

Ogni persona possiede un certo grado di autoconsapevolezza. Ma a cosa serve raggiungere un’elevata consapevolezza di sé stessi, di sé stesse?

Secondo una ricerca pubblicata sulla Harvard Business Review da Tasha Eurich, sviluppare la propria metacognizione permette di prendere decisioni migliori, di avere maggiore sicurezza nel prendere decisioni, di essere più efficaci nel comunicare con gli altri.

On-line si possono trovare facilmente una varietì quasi infinita di definizioni e interpretazioni sul complesso tema dell’auto-consapevolezza.

Semplificando il concetto, sviluppare la propria metacognizione, la propria consapevolezza del sé, consiste nell’essere consapevoli dei propri pensieri, del proprio stato emotivo, di ciò che si sta facendo in un dato e preciso momento.

Quando una persona non è consapevole di sé stessa, il suo livello di attenzione verso ciò che pensa e fa è molto basso. Alcune persone sembrano camminare su questa Terra senza avere la minima idea di ciò che stanno facendo, e non hanno nemmeno una parvenza di ciò che gli altri fanno.

L’esempio più semplice per illustrare questa situazione è quando una persona vede uno dei tanti video virali che girano per la rete, che presentano alcune persone talmente immerse nel loro smartphone che non hanno contezza di quello che succede attorno a loro, e non si rendono conto di andare a sbattere contro muri, pali e così via.

Il tempo passa e non se ne ha contezza. Mentre altre persone guardano il video, consapevoli di vedere un video "divertente", senza perdere contezza del mondo che le circonda, e soprattutto, senza perdere contezza che il video che si sta vedendo serve solo per "distrarsi" qualche minuto, altre invece si "perdono".

Ogni persona possiede una consapevolezza del sé "interna", volta a distinguere in modo chiaro i nostri valori, le nostre passioni, le nostre aspirazioni e una consapevolezza del sé "esterna", rivolta a comprendere come gli altri ci percepiscono.

La ricerca condotta da Tasha Eurich ha sintetizzato tutto questo in una matrice a quattro quadranti (quella che conosciamo come matrice di Eisenhower, conosciuta anche come matrice di Covey).

In questa matrice, Tasha Eurich individua quattro archetipi della consapevolezza:
- Introspezione
- Cercare
- Piacere
- Consapevolezza

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La matrice di Covey elaborata da Tasha Eurich

L’apice del nostro percorso di sviluppo della consapevolezza del sé è costituito dall’archetipo "consapevolezza", che consiste nell’essere pienamente consapevoli sia di noi stessi che degli altri (del mondo che ci circonda).

È importante sottolineare che non si raggiunge questa condizione in modo permanente. Anzi si può scivolare avanti e indietro fra l’alto e il basso nei quattro quadranti. Può dipendere dall'ora del giorno, dalla situazione in cui ci si trova e da una serie di innumerevoli fattori.

Quello che possiamo affermare a questo punto è che più si sviluppa la propria metacognizione e più siamo in grado di esercitare l'autocontrollo sul nostro sé.

Alcuni ricercatori ritengono che le persone con una forte consapevolezza del sé siano meno inclini a imbrogliare, rubare o mentire. Questo deriverebbe dal fatto che lo sviluppo della propria metacognizione porta ad aiutare e migliorare le persone con cui si è in relazione, e per fare questo non si può scegliere di ingannare e truffare il prossimo. Altri non sono d’accordo. Ad esempio, una persona può essere consapevole di far del male ad altre persone e compiacersene.

L’importanza della consapevolezza cosa ha a che fare con l’intelligenza artificiale?

Se la consapevolezza del sé può essere per un essere umano una sorta di "guida etica", può essere anche una sorta di cartina di tornasole per sviluppare una nozione di etica per l’intelligenza artificiale.

Sono molti i campanelli di allarme sull’intelligenza artificiale, la quale si nutre, come sappiamo di dati, i quali sono iniqui e pieni di pregiudizi. Quando negli Stati Uniti d’America l’intelligenza artificiale è stata utilizzata per condurre dei test sul riconoscimento facciale, ha commesso, ad esempio, molti più errori nei confronti degli afroamericani.

Il dibattito sull’intelligenza artificiale si sta focalizzando su come ridurre i potenziali utilizzi non etici di questa tecnologia. Basta pensare al recente appello fatto da Elon Musk.

L'obiettivo di questo dibattito è quello di fornire una guida etica agli sviluppatori di intelligenza artificiale, oltre che alle aziende, al fine che introducano soluzioni basate sull'intelligenza artificiale che rispondano a una precisa etica.

  • Possiamo convincere gli sviluppatori di intelligenza artificiale ad abbracciare dei principi etici?
  • Possiamo convincere le aziende che introducono l'intelligenza artificiale a fare altrettanto?
  • Possiamo convincere coloro che usano l'IA a essere allo stesso modo consapevoli delle sfaccettature etiche che implica l’uso dell’intelligenza artificiale?

Il brivido di creare l'IA può sopraffare qualsiasi accenno di attenzione verso il rispetto di un codice etico. Non solo il brivido, ovviamente, ma anche le grandi opportunità di business che questa tecnologia offre.

Molti sviluppatori ritengono che nel momento in cui l’intelligenza artificiale sarà disponibile per tutti, sarà l’uso stesso dell’intelligenza artificiale, a portare a un equilibrio e a un uso etico di questa tecnologia.

Questa idea, a mio avviso, è un po’ come voler chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati. Quindi, cosa possiamo fare per poter permettere a tutti di utilizzare l’intelligenza artificiale impedendone un uso non etico?

La risposta è: il più alto grado possibile di consapevolezza del sé.

L'idea è che, se le persone sviluppanpo una maggiore consapevolezza di come usano e/o interagiscono con l’intelligenza artificiale, potrebbe aumentare la loro propensione a volere utilizzare questa tecnologia secondo norme etiche ben precise. Lo stesso si potrebbe dire degli sviluppatori di intelligenza artificiale e delle aziende legate ai sistemi di intelligenza artificiale.

Parte della logica, come già stabilito, è che essere consapevoli di sé offre una tendenza a essere una persona eticamente migliore e anche a evitare di essere una persona eticamente riprovevole. Questo implicherebbe che gli sviluppatori di intelligenza artificiale che sono più inclini all'autoconsapevolezza saranno inclini a comportamenti etici e, quindi, saranno inclini a produrre un'intelligenza artificiale guidata da un’etica.

Il punto debole di questo approccio è legato al fatto che si tratta di una soluzione "indiretta".

L'esorbitante catena di collegamenti tra l'essere consapevoli di sé, l'essere eticamente virtuosi e l'applicazione di precetti etici dell'intelligenza artificiale è, forse, difficile da comprendere.

Alcuni ricercatori e ricercatrici ritengono che si dovrebbe costruire all’intero dell’intelligenza artificiale un proprio senso di etica, che possa sviluppare autonomamente.

Un programmatore potrebbe creare un sistema di intelligenza artificiale e cercare di impedire all'intelligenza artificiale di incarnare pregiudizi e disuguaglianze. Potrebbe…

Caratteristica dell'intelligenza artificiale è quella di "apprendere". Ciò significa che l'intelligenza artificiale può adattarsi ed evolvere man mano che raccoglie nuovi dati e, quindi, evolversi rispetto alla sua programmazione originale (per inciso, questo non implica che l'intelligenza artificiale sia senziente).

L’intelligenza artificiale è stata appositamente concepita per migliorare sé stessa mentre è in corso. Questo sta facendo emergere iniquità e pregiudizi.

Ricordiamoci che i dati di cui l’intelligenza artificiale si nutre sono prodotti da esseri umani, che per l’appunto hanno una bassa consapevolezza che ciò che condividono sulla rete può (ed è spesso carico) di pregiudizi.

La capacità dell’apprendimento dell’Intelligenza Artificiale ha di fatto messo fuori campo la libertà di coloro che la programmano di "impedire" che si nutra di pregiudizi.

Un mezzo per prevenire, o almeno intercettare, questo problema è quello di costruire all’interno dell’intelligenza artificiale una sorta di doppio controllo dell’etica dell’intelligenza artificiale. Programmare l’intelligenza artificiale perché osservi il proprio comportamento, così da capire se è etico o meno. In caso di comportamento non etico l’intelligenza artificiale può avvisare chi è responsabile della sua programmazione perché intervenga.

In futuro si potrebbe anche arrivare ad automatizzare questo comportamento. Cioè, far sì che l’intelligenza artificiale sia in grado di capire che c’è un comportamento non etico e, quindi, intervenire in modo autonomo. Insomma una sorta di adattamento delle tre leggi della robotica di Asimov.

Una cosa è certa. Questo tipo di programmazione, almeno oggi, è estremamente complessa. È necessario riuscire a valutare una notevole quantità di fattori, evitare i così detti falsi positivi e... Ruolo che per il momento può essere svolto al meglio dall’essere umano. Chissà, forse un giorno esisterà una figura professionale preparata proprio a fare da "interfaccia etica" dell’intelligenza artificiale?

Oggi, lo stadio di evoluzione dell’intelligenza artificiale è che non è consapevole di sé stessa. Fino a quando non raggiungeremo un’intelligenza artificiale consapevole di sé stessa. Sarà l’uomo a dover monitorare questa straordinaria tecnologia (con tutti i limiti del caso ovviamente).

Un esempio. Le auto guidate da intelligenza artificiale dovranno possedere una sorta di "codice etico"? E se sì, come si risolverà questo limite alla luce di quanto scritto sopra?

Un altro esempio. Un bambino attraversa improvvisamente la strada. La macchina può frenare in tempo? Sterza? E se sì, può ferire qualcuno? Mettere in pericolo la vita dei passeggeri? E in caso di conseguenza. Chi risponderà?
Ad oggi le auto gestite da intelligenza artificiale prevedono sempre l’assistenza di un essere umano, ma domani?

Questa è la vera sfida che l’intelligenza artificiale ci pone: sviluppare la nostra consapevolezza del sé, la nostra metacognizione fino all’archetipo della "consapevolezza". Perché sarà questa che ci permetterà di utilizzare al meglio tutto ciò che l’intelligenza artificiale ci mette e metterà a disposizione in futuro, e sarà la guida da seguire per creare i binari sui quali far correre l’etica dell’intelligenza artificiale.

Dott. Francesco Russo

BREVE PROFILO DI FRANCESCO RUSSO
Francesco Russo, consulente di marketing e consulente esperto in economia dell'attenzione e distrazione. Ha iniziato ad occuparsi di comunicazione nel 1999. Quell'anno si appassiona al mondo del web e della comunicazione preparando una tesina per l'esame di maturità.

Il 1° febbraio 2010 fonda BrioWeb, agenzia di marketing e comunicazione operante in tutta Italia e all'estero con base a Venezia.

In occasione del decennale di BrioWeb fonda la rivista di marketing "Eclettica Magazine" (100% gratuita) e da vita ad una collana di e-book di marketing anch'essa completamente gratuita.

Nel corso della sua lunga carriera è sempre stato ispirato dal concetto del "tutto è connesso", sviluppando un approccio al marketing "olistico", che lo ha portato a divenire autore di articoli, libri, relatore ufficiale di SMAU, dell'Hospitality Day, e di molte altre manifestazioni di livello nazionale ed internazionale.

Nel 2006, dopo un ciclo di incontri dedicato al cyberbullismo che lo ha portato a visitare una serie di scuole medie superiori venete, ha iniziato ad interessarsi al fenomeno dell'economia dell'attenzione e di conseguenza dell'economia della distrazione.

Oggi è considerato un esperto di stress, ansia, esaurimento cognitivo, insonnia, workhaolism, burnout, information overload, infodemia, nomofobia, multitasking, fake news, sharenting, smombies e phubbing, che lo portano ad erogare consulenze e corsi nelle aziende di tutta Italia.

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